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Thursday, 27 March 2014

"A NOME DI TUTTI (CANI) RANDAGI" - SNEZANA PISARIC MILIC

 A NOME DI TUTTI (CANI) RANDAGI

Durante la notte sono diventato un cane randagio. Mi conforto, non sono l’unico: ce ne siamo di così poveri dappertutto! E adesso tutti hanno il diritto si sputarmi, prendermi a calci e tirare le pietre, oppure di temermi, perché no! Avere una catena al collo come segno distintivo provoca sospetto e paura. Mi disprezzano ancora di più; me lo merito rimasi senza parole per la sorpresa. Bhè, non credo alle mie orecchie. Ma il mio udito era sempre impeccabile. Il cancello si è chiuso e questo rumore significa sicuro “Fine”.Queste chiavi non le può toccare nessuno.


Nessuno può aprirmi la porta. Mi stupisco come nessuno si chieda come faccio a sopravvivere,  chi mi dà da mangiare o chi possa chiederlo. Saprò rubare qualcosa per sopravvivere o difendere le mie cose se qualcuno me le vuol portare via. Ci hanno provato e continuano a farlo. Davvero nessuno mi ha mai chiesto. E se un giorno volessi ritornare il cancello sarebbe comunque chiuso! Solo per me. Nessuno si lamentava quando guardavo dall’altra parte della strada chi entrava e usciva da quel cancello. Quelli che venivano accolti a braccia aperte e accompagnati da lacrime quando se ne andavano. E io fermo a guardare quella che un tempo era la mia casa, una ferita profonda all’anima che non guarisce e non riuscire a ricordare se sono stato bravo o meno. Tutto ciò rimase nella nebbia tra lo shock di questa irreversibile uscita dal cancella e il raccapricciante suono della chiave nella serratura che a volte mi viene in sogno. Il cancello è troppo alto e non riesco a vedere oltre. Non riesco neanche a ricordare cosa ho fatto di male per meritare tutto ciò. Che colpa ho per trovarmi qui, in mezzo alla strada, in balìa della grazia o spietatezza delle persone. Non posso neanche vedere in faccia il fautore del mio destino, né vedere se ha coscienza o meno. Perché mentire a me stesso: so che non ce l’ha! Mi sono strappato il collare con le iniziali, ma lo sento ancora addosso. È parte di me ormai. Non riesco ad abbaiare, a mordere, e ancora salto di gioia quando vedo un volto che conosco o mi sembra di conoscerlo. Ignoro lo sguardo della gente pieno di compassione per la mia situazione. Non sono l’unico cane randagio e non capisco perché. Non riesco a distogliere lo sguardo da coloro che trattano i loro cani con amore, un amore reciproco che si vede quando vanno in giro a passeggio: è certo che per loro il cancello non verrà mai chiuso! Avvertivo che mi volevano cacciare, ma non pensavo che non volevano vedermi mai più. A volte la domenica o nei giorni festivi passo da quella strada e nessuno si domanda perché non alzo la testa e perché fisso continuamente un punto in lontananza. E ancora mi chiedo che cosa ho fatto di male. Niente! E se solo avessi fatto qualcosa è davvero tanto grave e imperdonabile da rendermi un vagabondo? No, non passerò più da quella strada, non mi fermerò più davanti a quella porta e non mangierò più quel cibo preparato per me. Ora ho una nuova casa a cui devo abituarmi.Tutti mi chiedono perché ho lo sguardo così triste e io cerco di convincerli rispondendo che sono fatto così. Questa è la dimostrazione che sono cresciuto. No ho bisogno dell’amore di nessuno per sopravvivere: mi amo da solo, o almeno ci provo!  Se cammino solo per la strada non seguitemi, non chiedetemi dove vado; amo guardare i cuccioli che giocano felicemente. Non chiedetemi nemmeno perché non cerco più a nessuno. Al mio abbaiare non verrà comunque nessuno. Non so perché quando mi addormento sul cemento caldo mentre il sole mi riscalda il corpo, in sogno sento ancora il rumore di quelle chiavi. Se avessi saputo di dover andarmene, avrei salutato tutte le mie cose. Potevo portare tutto con me e andarmene tranquillamente. Adesso non mi è rimasto nulla. Solo un segno sul collo e la tristezza negli occhi: è tutto ciò che ho. Oggi mi sento nervoso perché non capisco come mai sia successo tutto questo. Desidero ancora passare da quella strada ma senza entrare da quel cancello. Ho paura che pensano che voglia ritornare. Ma non devono temere questo. non so nemmeno come potermi mascherare per non farmi riconoscere. Non ho bisogno di loro, ma solo di me stesso. Vorrei raccogliere i pezzi sparsi della mia vita in un mosaico e costruirne una nuova. Da qualunque lato si osserva si vede sempre una faccia nuova, ma nessuno è quella vera. Quella vera è sparita quando quella serratura è scattata e la porta si è chiusa per sempre.

Prevod na italijanski:                                                      Snezana Pisaric Milic
Vesna Ansev



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